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Lo smartworking sarà un pranzo di gala?

Lo smartworking non è un pranzo di gala. Tutti d’accordo su questo punto l’imprenditrice Marina Salamon, Marco Bentivogli, coordinatore di Base Italia, e la professoressa di urbanistica Elena Granata – ospiti dell’evento di presentazione del nuovo numero del quadrimestrale Start Magazine, interamente dedicato al fenomeno – sempre più imponente – del lavoro agile, nelle sue tante dimensioni e prospettive.

Introducendo l’appuntamento, Michele Guerriero, direttore editoriale di Start Magazine, ha inquadrato il tema nel più ampio programma di lavoro dell’ICINN, l’Istituto per la Cultura dell’Innovazione, che vede tra i suoi ambiti di ricerca per il 2021 la trasformazione del lavoro, insieme alla complessità e al rapporto tra tecnologia e umanesimo, alla sostenibilità e alla transizione ecologica, e alla cultura scientifica e della salute.

Entrando nel merito del contenuto del quadrimestrale, Pierluigi Mennitti, direttore responsabile, ha spiegato che l’intenzione del numero è stata anzitutto quella di compiere una ricognizione sul campo, partendo dal presupposto che lo smartworking, come lo abbiamo conosciuto nell’ultimo anno, sia coinciso solo in parte con la sua definizione teorica, e che fosse quindi necessaria un’indagine laica che coinvolgesse imprese, città, turismo, senza la pretesa di esaurire l’argomento ma con l’intento anzi di fornire nuovi spunti di dibattito.

Nel successivo confronto, moderato da Paola Liberace, coordinatrice scientifica dell’ICINN, i punti chiave toccati negli articoli sono stati rivisti in una luce nuova: l’importanza di una gestione accorta della remotizzazione; la necessità di una contrattazione di prossimità, insieme a un processo di accompagnamento, specialmente nelle imprese più piccole; l’apertura di spazi progettuali in città che devono recuperare alla vivibilità e alla scena pubblica l’intera popolazione. Si tratta insomma di una rivoluzione, ma non a costo zero: una transizione che implica una riprogettazione completa della dimensione lavorativa, che integri in tutte le imprese la tecnologia, come auspica Marina Salamon; nella quale – secondo il neologismo coniato Bentivogli – i sindacalisti devono diventare “workitect”, in cui la dimensione urbana e quella naturale – come auspica Elena Granata – si sposino in un nuovo ecosistema.

Proprio in questa direzione si svilupperà il progetto lanciato dall’ICINN, e presentato da Paola Liberace a chiusura dell’evento: la “Hybrid Workplace Alliance” , un tavolo di lavoro permanente tra imprese a vario titolo coinvolte nella trasformazione organizzative, per promuovere le condizioni normative, socioeconomiche e tecnologiche che consentano al nuovo lavoro – agile, intelligente, smart – di diventare realtà.

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