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Per fare uno smartworker ci vuole il cloud

Pubblichiamo l’intervento di Andrea Pescino, Partner di StratejAI e membro del Partner Advisory Council Worldwide di Microsoft Corporation per lo sviluppo del Cloud Computing, sul nuovo numero del quadrimestrale Start Magazine (Marzo 2021-Luglio 2021). 

 

Tra gli effetti della pandemia e del conseguente lockdown, c’è stato quello di spingere tutti – organizzazioni, enti pubblici e privati, studenti e persone – alla scoperta di quello che è stato definito “smart working”. Il termine – che circola da molti anni, in realtà indica una modalità di lavoro ben più flessibile, dove, grazie alla dotazione di strumenti efficaci, è possibile lavorare da ogni luogo ed in ogni momento, adattando le esigenze lavorative al proprio stile di vita.

Nei paesi anglosassoni, dove questa modalità era più propagata, si è diffuso il termine work from home, più adatto alla situazione attuale. L’aspetto interessante legato a questa necessità è che, nell’obbligo, si sono raccolte le opportunità di questa modalità di lavoro da casa: dall’azzeramento dei tempi di trasferimento, alla riduzione dei costi di esercizio degli uffici, alla maggiore disponibilità delle persone. Da diversi sondaggi, effettuati per comprendere come questo nuovo modo di lavorare sta cambiando le culture, emergono aspetti interessanti che ci suggeriscono come, anche terminate le restrizioni e gli obblighi al lavoro da casa, non si tornerà completamente all’operatività di prima.

 

Connettere e modernizzare

Quali sono, allora, le caratteristiche tecniche e culturali necessarie per consolidare queste nuove modalità e portare valore al sistema produttivo? Intanto, la connettività: molto è stato fatto in termini di copertura e di aumento della capacità delle reti fisse in ambito domestico, anche se molto resta ancora da fare specie in alcuni territori più complessi da raggiungere per economia o per morfologia. Spesso, però, non ci si rende conto di come la grande diffusione della connettività mobile abbia scaricato le reti fisse e si presenti come un’alternativa solida ed efficace, anche in territori meno coperti da connettività a fibra ottica. Nel futuro la diffusione di nuove tecnologie come quelle di quinta generazione (5G), ma anche il consolidamento di quelle di quarta generazione (4G) per rispondere alla sempre crescente domanda di dispositivi connessi, contribuirà a rendere più efficace e presente la copertura.

In secondo luogo, la modernizzazione delle soluzioni applicative utilizzate: per molti anni le aziende italiane hanno ritardato investimenti in applicativi gestionali. Mentre c’è stata una corsa alla distribuzione o all’accesso a soluzioni diverse di videoconferenza personale per garantire l’interazione e la collaborazione di base, è stato più complesso ripensare a sistemi per il supporto della logistica, per la gestione del rapporto con i fornitori o per la formazione del personale.

 

Una nuvola di sistemi e servizi

Anche gli aspetti infrastrutturali di base sono risultati critici: da centri di calcolo, non più accessibili, ma difficili da operare e mantenere in remoto, a dotazioni di personal computer spesso non portatili e quindi trasferibili semplicemente a casa. Il prolungamento delle condizioni emergenziali e la possibilità di tramutare questa criticità in momento di trasformazione richiede un ripensamento significativo del portafoglio applicativo delle aziende, con investimenti che potrebbero essere favoriti per spingere una maggiore digitalizzazione dei processi: da strumenti di collaborazione più moderni ed integrati che consentano di lavorare in sicurezza e in maniera efficiente e controllata, ad applicazioni più moderne che possano operare facilmente anche su sistemi distribuiti nel cloud pubblico.

Il cloud non è solo un insieme di sistemi (spazio disco, capacità di calcolo, applicazioni) che operano in una “nuvola”, ma anche un insieme crescente e dinamico di servizi che consentono alle aziende di innovare con soluzioni difficilmente realizzabili in sua assenza: dallo streaming video, servizio che ha consentito ad aziende come Netflix di affermarsi e sta portando a un proliferare di piattaforme di contenuti digitali, a servizi di traduzione online, ormai efficaci quanto la traduzione umana, ad altri capaci di interpretare il linguaggio naturale o il parlato, offrendo così interfacce più semplici e accessibili. L’utilizzo dei sistemi operanti in architetture cloud pubbliche ha visto un’accelerazione incredibile durante tutto il periodo della pandemia, sia per quanto riguarda gli strumenti di videoconferenza che per gli altri applicativi. Nel marzo 2020, l’utilizzo di Zoom – una delle più diffuse piattaforme per la comunicazione video a distanza – era salito del 300% mentre Microsoft ha annunciato, il 18 marzo sempre dello scorso anno, che sul suo strumento di collaborazione, Teams, gli utenti erano passati da 32 a 44 milioni. Queste soluzioni, che hanno testimoniato durante tutto il corso di questi mesi come il cloud pubblico sia incredibilmente affidabile rispetto ai sistemi tradizionali, sono solo una parte delle soluzioni ricche che possono essere realizzate con queste modalità. Amazon, che da sempre ha costruito i suoi sistemi, anche di relazione con la clientela, su architetture cloud e dati, è risultato uno dei vincitori di questa fase, andando a soddisfare una domanda crescente e costante, ed ha visto il valore delle sue azioni raddoppiarsi da marzo ad oggi.

Se il “made in Italy” avesse una capacità analoga di promuoversi, vendere i propri prodotti su canali digitali, e sostenere logistica e processi produttivi e distributivi in maniera analoga, in questo nuovo mondo dove il digitale è centrale si potrebbe guardare con più sicurezza e confidenza al futuro e alla ripresa della nostra economia.

 

La sfida della sicurezza

 In questo scenario di modernizzazione delle soluzioni informatiche delle aziende è fondamentale affrontare anche il tema della sicurezza. Specie in un anno che ha visto colossi come Garmin o Nintendo venire compromessi e dover pagare cifre rilevantissime (per Garmin sembra si tratti di 10 milioni di dollari), o addirittura dipartimenti di Stato americani compromessi per mesi, e nel quale anche in Italia abbiamo conosciuto casi eclatanti come quelli recenti di Ho Mobile o Tiscali. Senza voler affrontare incidenti di questa portata, laddove si distribuiscono gli accessi ai sistemi informativi dell’azienda, i dati ed i documenti in una rete sempre più liquida e distribuita, è fondamentale definire dei processi di gestione e controllo supportati da strumenti di sicurezza efficaci e moderni. Le aziende italiane hanno il compito di accelerare i propri investimenti, anche seguendo le  indicazioni che arrivano con sempre maggior vigore dalla Commissione europea, che ha inserito come componente fondamentale del Recovery Plan for Europe e di quello che viene definito come Shaping Europe Digital Future, la EU Cybersecurity Strategy. Solo investendo con attenzione su digitalizzazione moderna e sicura si riusciranno a raccogliere i frutti di quanto la tecnologia ci mette oggi a disposizione per lavorare da remoto.

I vantaggi e i valori di un mondo digitale connesso e distribuito sono molti: li vediamo e li viviamo da consumatori ogni giorno. Possono essere significativi anche per il tessuto imprenditoriale italiano, da sempre capace di produrre prodotti e soluzioni apprezzati in ogni parte del mondo. Resilienza e modernità sono due facce di un’opportunità che richiede, però, un cambio di passo culturale importante.

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