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Perché nel Pnrr non vanno dimenticati università, digitale e nuove competenze

L’intervento di Miro Scariot (componente il comitato scientifico dell’associazione Angi (Associazione Nazionale Giovani Innovatori)

La pluralità degli obiettivi del PNRR non può prescindere da un approccio di natura trasversale che risulta fondamentale nelle scelte che porteranno a redigere il RecoveryPlan italiano. Giovani e innovazione sono al centro del lavoro che svolge Angi (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) per sensibilizzare la società e i decisori pubblici in merito ai temi legati al futuro del nostro Paese con il Recovery Plan che rappresenta quindi un appuntamento di grande interesse.

La transizione tecnologica e la valorizzazione del capitale umano sono argomenti ormai centrali spesso presenti nell’agenda del dibattito politico senza poi trovare spazio in termini di provvedimenti concreti. Se per descrivere la condizione giovanile in Italia volessimo scimmiottare il titolo di un celebre film dei fratelli Cohen dovremmo dire che l’Italia “Non è un Paese per giovani”. Proprio per questo, come componente del comitato scientifico di Angi, ho voluto dare il mio contributo sui temi dell’università, del diritto allo studio e dell’innovazione all’interno del position paper da noi elaborato e relativo al PNRR.

Alla drammatica caduta del Pil generato dall’emergenza pandemica, si somma  la crescita della disoccupazione giovanile ormai salita al 29%. Una quota preoccupante che fa rieccheggiare le parole pronunciate nel 2012 da Christine Lagarde, all’epoca al FMI, sul rischio di avere una “generazione perduta”. Un tema che, 9 anni dopo quel discorso, ritorna in auge a fronte della crisi legata alla pandemia; soprattutto in un Paese come il nostro in cui la disoccupazione giovanile è divenuta un problema strutturale. Secondo l’”Edelman Trust Barometer 2021” l’87% degli italiani intervistati teme di perdere il proprio posto di lavoro con la transizione verso un’economia sempre più digitale  al terzo posto tra le possibili cause. Una consapevolezza frutto dell’incertezza derivante dalla pandemia, ma anche dal timore di subire la transizione economica in atto la quale deve essere al centro del PNRR al fine di renderlo realmente strategico e orientato al futuro. Tutti noi di Angi siamo concordi sulla necessità di promuovere una visione di medio lungo periodo mediante l’attivazione di quei fattori capaci di rendere fattuale la crescita e la capacità di competere da parte del nostro Paese.

Come riferito nel report curato dall’”Osservatorio Talents Venture” e “STEAMiamoci” e pubblicato da Assolombarda, nel quinquennio 2020-2024, le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di occupati in possesso di competenze digitali di base. Mentre la domanda di figure con un eskill mix è stimato intorno alle 632.000 unità, riguardando professioni maggiormente specializzate, con competenze attinenti all’Industria 4.0. Proprio per questo è di vitale importanza intervenire al fine di migliorare l’attuale proposta del PNRR attraverso una maggiore attenzione dedicata alla formazione accademica, alla promozione delle lauree cosidette STEM senza trascurare l’annosa questione del gender-gap in queste facoltà. Investire in questi ambiti significa valorizzare il capitale umano diffondendo la cultura dell’innovazione e rendere l’Italia attrattiva non solo per i nostri studenti ma anche per coloro che, provenendo dall’estero, hanno intenzione di partecipare alla rivoluzione tecnologica che dovremo affrontare come comunità. L’innovazione tecnologica significa innovazione dei processi e quindi anche del mercato del lavoro. Una tra le più autorevoli e recenti pubblicazioni in questo senso è rappresentata dal report “Jobs of Tomorrow Mapping Opportunity in the New Economy” (Gennaio 2020) redatto dal World Economic Forum, in cui emerge che i clusters professionali che hanno mostrato una rapida espansione sono stati quelli attinenti l’area della Data Science e Intelligenza Artificiale (con una crescita più elevata ed intorno al 41% annuo), ma anche quelli riguardanti l’ingegneria e il Cloud Computing (con una crescita stimata del 34% annuo). È importante ricordare che tra i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – che costituiscono le fondamenta dell’Agenda ONU 2030 ve ne è uno interamente dedicato all’Educazione: l’Obiettivo 4.

La direzione da prendere è chiara e dobbiamo lavorare duramente sia per rispettare quelli che sono gli obiettivi europei sia per rendere consapevoli e partecipi della pervasiva fase di trasformazione i giovani. Per fare questo però è fondamentale guardare alla realtà sociale ed economica con l’impoverimento delle famiglie causata dalla crisi che impone di potenziare anche gli investimenti in termini di welfare. Non possiamo permetterci di escludere una fetta della popolazione penalizzando la libertà di scelta dei giovani che si trovano, loro malgrado, costretti a subire l’incertezza economica e i timori che essa crea. Le scelte dei maturandi così come quelle delle matricole sono notoriamente influenzate dal background familiare ovvero dalla componente relativa al benessere economico e al livello d’istruzione del nucleo familiare. L’impoverimento che deriverà dalla crisi in atto costituisce una minaccia non ignorabile e pertanto necessita di opportune contromisure, anche in termini di accesso all’università mediante la promozione di quella mobilità territoriale interna che, come rilevato anche dal MUR, la crisi pandemica ha temporaneamente sospeso. Il tema del diritto allo studio non può essere scisso dalla creazione di alloggi per studenti la cui costruzione può svolgere un duplice ruolo: sociale, come strumento di welfare, e di riqualificazione e recupero delle aree urbane e di quelle industriali ormai dismesse. L’Italia è ben lontana dal numero di alloggi per studenti che i principali Stati europei sono capaci di offrire ai propri giovani. Per colmare questo deficit è fondamentale intervenire inserendo nel PNRR cospicui investimenti utili a rendere la L 338 del 14 novembre 2000, capace di rispondere alle mutate esigenze della popolazione universitaria.

Per Angi gli investimenti dedicati a questa materia devono rispettare i criteri della sostenibilità con un focus specifico rivolto alla riduzione del consumo del suolo e, laddove possibile, intervenendo riqualificando quartieri o aree industriali dismesse.

Immaginiamo che creazione di nuovi alloggi per studenti debba  essere capillare in modo tale da attivare una riqualificazione diffusa delle aree metropolitane puntando altresì alla diffusione di una mobilità sostenibile anche mediante piattaforme di sharing-mobility, quali monopattini, cicli o motocicli a trazione elettrica, di proprietà degli atenei o in partenariato con le amministrazioni locali.

Ritengo – così come le altre anime che hanno contribuito al position paper di Angi sul PNRR – che quando si parla di innovazione non si può non pensare alla conoscenza, alla valorizzazione del capitale umano attraverso il “sapere”. Il RecoveryPlan dovrà essere capace di rilanciare l’Italia di oggi partendo però da quella di domani, ed è in questa direzione che vanno le proposte riassunte qui e che mettono al centro l’università e il progresso tecnologico attraverso un approccio inclusivo e strategico.

(fonte: StartMag.it)

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