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SpaceX, quanto influisce la costellazione Starlink all’inquinamento luminoso?

SpaceX

L’inquinamento luminoso da SpaceX, OneWeb e altri satelliti sta rendendo più difficile la ricerca spaziale. L’articolo di Chiara Rossi per Start Magazine 

Era maggio del 2019 quando i satelliti Starlink, della compagnia aerospaziale SpaceX, disposti come una fila di formiche ardenti, brillavano nella notte mentre si muovevano lungo la loro orbita attorno alla Terra, chiaramente visibili ad occhio nudo.

All’epoca molti nella comunità di astronomia non hanno apprezzato la visione, temendo che questa mega costellazione potrebbe essere troppo brillante, tanto da disturbare le osservazioni dell’Universo una volta completata.

Oggi gli astronomi prevedono che un punto luce su 15 nel cielo notturno sarà un satellite entro un decennio, riporta Quartz.

Ad oggi SpaceX ha in orbita più di 2.000 satelliti Starlink, che coprono 25 paesi e oltre 145.000 utenti in tutto il mondo. Questi satelliti garantiscono l’accesso a internet a livello globale indipendentemente dalle connessioni terrestri. Per collegarsi, le persone necessitano di un terminale specifico di Starlink, una sorta di router che riceva i dati inviati dai satelliti, differenti dai segnali tradizionali delle stazioni di terra.

Ma oltre a Starlink c’è anche OneWeb, partecipata del governo britannico, che ha quasi terminato di lanciare la sua prima generazione di satelliti.  Il 70% della rete di OneWeb è già in orbita, ma quest’anno contava di lanciare circa 200 satelliti in più per completare la costellazione.

Infine, anche Amazon scalda i motori di Kuiper, il progetto di rete satellitare per portare le connessioni internet nelle zone attualmente prive di collegamenti.

Con nuove megacostellazioni di satelliti e quantità crescenti di spazzatura spaziale, gli scienziati stanno paragonando la congestione al traffico autostradale, sottolinea Quartz. Le osservazioni che potrebbero portare a ulteriori scoperte sullo spazio sono ostacolate dalla luce e dall’abbagliamento dei satelliti, anche con i tentativi di aziende come SpaceX di attenuarli.

L’inquinamento spaziale sta già avvenendo sotto gli occhi del pubblico, osservabile dalla Terra.

Tutti i dettagli.

SPACEX IN TESTA PER NUMERO DI SATELLITI STARLINK, SEGUITO DA ONEWEB

 

Una recente analisi della società Dewesoft ha esaminato i dati dell’Union of Concerned Scientists Satellite Database, dell’ESRI e della Space Foundation per determinare chi è il principale responsabile dei satelliti in orbita.

Gli Stati Uniti, la Russia e la Cina hanno migliaia di satelliti nello spazio, ma sono le aziende private con i loro programmi di rete satellitari a dominare la classifica. Secondo l’analisi, SpaceX di Elon Musk da solo è responsabile di circa un terzo di tutti i satelliti attivi in ​​orbita. La megacostellazione che Musk sta lanciando per connettere il mondo a Internet a banda larga, Starlink, richiede migliaia di satelliti in più.

 

 

Allo stesso modo anche OneWeb, al secondo posto con 288 satelliti in orbita, sta cercando di fornire connettività globale con la sua costellazione. Al terzo posto troviamo invece Planet Labs, società americana specialista di dati e imaging della Terra.

Come ha riportato il New York Times, “Planet Labs da solo ha una costellazione di oltre 200 satelliti di imaging e ha reso una specialità l’azzeramento dei siti militari”. Lo scorso ottobre la società ha annunciato una nuova linea di satelliti per immagini, chiamata Pelican.

Secondo Quartz, progetti come Starlink hanno creato un precedente per lo sviluppo di più megacostellazioni che potrebbero continuare a riempire il cielo senza limiti. Non ci sono solo infatti Starlink, OneWeb e il già menzionato progetto Kuiper di Amazon. L’anno scorso anche Boeing ha ottenuto il via libera per un sistema di 147 satelliti per fornire la banda larga negli Stati Uniti.

(Articolo pubblicato su StartMag.it)

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