Il piano dell’Europa per il digitale
La Commissione europea pubblicherà oggi una serie di documenti programmatici per illustrare la propria strategia per l’intelligenza artificiale (IA), per l’utilizzo dei dati e più in generale per l’economia digitale. La corsa alla supremazia tecnologica è attualmente un aspetto centrale della competizione geopolitica tra le grandi potenze, ma in questo campo l’Unione europea è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina.
L’intenzione di accrescere il peso internazionale di Bruxelles è emersa però fin dalle primissime conferenze stampa della nuova presidente Ursula von der Leyen, che aveva dichiarato che avrebbe guidato una Commissione «geopolitica». In campo tecnologico, il compito di rendere l’Europa «sovrana» e «pronta per l’età digitale» spetta alla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.
Lunedì Vestager ha spiegato che uno dei motivi per cui l’Europa non possiede un proprio Facebook o un proprio Tencent (il colosso tecnologico cinese) è stata la mancanza di un mercato unico per i dati che permettesse alle imprese europee di ingrandirsi. Come riporta POLITICO, la Commissione europea sta dunque pensando di investire 6 miliardi di euro per la realizzazione di un’infrastruttura che permetta la condivisione di grandi quantità di dati tra le aziende, anche di settori diversi. Grazie a questi dati industriali di alta qualità con i quali “nutrire” gli algoritmi, Vestager pensa che l’Unione europea riuscirà a competere con gli Stati Uniti e la Cina sull’intelligenza artificiale.
Finora l’Unione europea ha cercato di affermarsi soprattutto come una potenza normativa: come una sorta di arbitro, in parole più semplici, che stabilisce delle regole di portata globale (ne è un esempio il GDPR, il regolamento sulla privacy) per l’utilizzo di tecnologie create però da altri paesi. Dando priorità all’aspetto regolatorio, Bruxelles ha messo in secondo piano gli stimoli all’innovazione. Di conseguenza, un’azienda europea che oggi volesse adottare delle soluzioni di intelligenza artificiale per – ad esempio – ottimizzare i propri processi produttivi, si ritroverebbe costretta a rivolgersi a fornitori americani o cinesi: nel mercato dell’IA, dominato da Stati Uniti e Cina, l’Europa occupa infatti uno spazio marginale.
Oltre alle implicazioni etiche e all’impatto sul mondo del lavoro, le tecnologie di intelligenza artificiale saranno determinanti anche in guerra, ad esempio per sviluppare armi cyber oppure per controllare flotte di droni. I paesi che diventeranno leader nel campo dell’IA – come aveva detto anche il presidente russo Vladimir Putin – avranno dunque sugli altri un vantaggio sia economico e competitivo che militare.