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UE, come va la consultazione sulle nuove regole per i giganti del web

Ue

Sono arrivati i primi feedback da parte di aziende, università, istituzioni e centri di ricerca come risposta alla consultazione Ue sulle nuove regole per i giganti del web

La Commissione europea sta raccogliendo suggerimenti in materia di Digital Services Act per definire regole e responsabilità delle piattaforme digitali. La consultazione pubblica vera e propria scade l’8 settembre, ma vi è stata la possibilità di inviare già alcuni brevi feedback entro il 30 giugno 2020 sull’impatto delle future proposte legislative che riguardano 1) la responsabilità degli intermediari e 2) lo strumento di regolamentazione ex-ante. Sulla prima questione, la responsabilità degli intermediari per i servizi digitali, molte aziende, think tank e università hanno risposto inviando spunti di riflessione per suggerire alla Commissione in che modo realizzare un quadro normativo efficace. Hanno risposto molte aziende ma anche molti soggetti istituzionali, tra i più importanti Microsoft, Facebook, Google, AppleDeliverooShopifyeBayBooking, Mediaset, ma anche la camera di commercio polaccail governo danese, la francese Orange, l’Università Europea di Roma, l’Istituto per la Cultura dell’Innovazione, l’Italian Academy of the Internet Code e tanti altri soggetti, come pure singoli cittadini, esperti di tecnologia e anonimi.

COSA DICONO I PRIMI FEEDBACK ARRIVATI ALLA COMMISSIONE

I contributi più interessanti, che si possono leggere qui, analizzano i principi cardine del mercato interno che, a detta di molti operatori, “devono essere preservati nel DSA”. Nei 111 feedback inviati alla Commissione finora si trovano informazioni utili per lo studio degli impatti economici, degli impatti sociali e degli impatti sui diritti fondamentali delle azioni normative europee, con proposte di valutazioni aggiuntive per l’analisi delle diverse opzioni di policy. In molti mettono in evidenza il modo in cui i servizi digitali generano innovazione, collegando gli individui e le comunità di tutto il mondo. Il messaggio generale è questo: i servizi digitali ispirano il meglio della società, democratizzando l’accesso alla conoscenza, alimentando il business e fornendo nuove opportunità per l’arte e la creatività. L’attuale quadro giuridico, risalente a circa vent’anni fa, ha sostenuto l’innovazione con contributi concreti da parte delle aziende di tutta Europa e ha permesso ai cittadini dell’Ue di beneficiare di questi servizi. Non è un caso se in questo ventennio sono nati YoutubeFacebookTwitter e tanti altri strumenti innovativi. Si riconosce, oggi, la necessità di cambiamenti normativi alla luce della trasformazione digitale degli ultimi due decenni. Ma nel fare ciò si deve stare attenti a non disfare i benefici che l’attuale quadro normativo ha fornito. Le big tech prendono sul serio la responsabilità delle loro piattaforme e continuano a sviluppare strumenti e processi che aiutano ad elevare l’affidabilità delle informazioni e a moderare i contenuti dei servizi. Spesso in collaborazione con i governi europei.

COSA HA SCRITTO GOOGLE

Google si è fatta sentire con un feedback sintetico ma ricco di spunti. Ha elaborato nel suo documento i 5 punti cardine su cui suggerisce di fondare l’azione regolatoria della Commissione: “Sottolineiamo l’importanza di: (1) Armonizzazione in tutto il mercato unico; (2) Certezza giuridica per le imprese; (3) Flessibilità per adattarsi alle nuove tecnologie; (4) Fiducia degli utenti e trasparenza nei servizi digitali; (5) Responsabilità condivisa”. Nel contributo dell’azienda di Mountain View, sono evidenziati i pregi del mercato interno europeo: “Concordiamo con la Commissione sul fatto che il rafforzamento del mercato unico, la creazione delle condizioni per l’innovazione digitale e l’effettiva applicazione delle norme si basano su principi fondamentali quali il principio del paese d’origine, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi digitali transfrontalieri nell’Unione, nonché il rispetto dei diritti fondamentali”.

L’IMPATTO ECONOMICO

La consultazione Ue per definire le nuove regole del web ha messo in evidenza già dai primi feedback l’impatto economico di queste possibili nuove regole. “Siamo d’accordo con la Commissione che un forte settore dei servizi digitali guiderà in larga misura la crescita e consentirà una serie di servizi successivi”. Nel feedback di Google, come in quello di tanti altri soggetti, si sottolinea il valore della direttiva sul commercio elettronico per i consumatori, le imprese e l’economia europea. In molti esortano la Commissione a considerare i tre principali rischi di una regolamentazione che utilizza gli strumenti antitrust tradizionali: 1) La revoca delle esenzioni di responsabilità comprometterebbe la capacità degli intermediari di fornire valore sia ai consumatori che alle imprese; 2) I requisiti prescrittivi indebolirebbero la capacità dei servizi digitali di innovare e di generare valore aggiunto per i consumatori e le imprese; 3) I meccanismi di controllo normativo che non forniscono certezza alle imprese aumenterebbero le barriere interne alla fornitura di servizi digitali. Per sintetizzare, fotografare l’esistente rischia di imporre regole che già domani non sarebbero più efficaci, in un mercato che muta così velocemente.

L’IMPATTO SOCIALE E LA TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI

Il secondo punto riguarda l’impatto sociale e quello sui diritti fondamentali. La Commissione ha ragione a notare che una maggiore fiducia nella tutela della sicurezza dei cittadini garantirà anche una maggiore diffusione dei servizi digitali. Allo stesso tempo, una regolamentazione eccessivamente prescrittiva o rigida potrebbe interferire con lo sviluppo e l’adozione dei servizi digitali. È fondamentale studiare, per questo motivo, l’impatto sui diritti fondamentali, tra cui la libertà d’impresa e la libertà di espressione. Google, ma non solo, ha spiegato nel suo feedback alla Commissione, l’importanza di studiare due questioni prima di definire le nuove regole: (a) i modi in cui i diritti fondamentali vengono rispettati quando il regime di responsabilità civile si basa su contenuti illegali – mantenendo il divieto di obblighi generali di monitoraggio; e (b) i rischi per i diritti fondamentali derivanti dall’imporre l’automazione con moderazione; costringendo le aziende a dare priorità alla velocità di rimozione rispetto a decisioni attente; e dalle barriere che potrebbero limitare le arti e la scienza.

ALTRI SUGGERIMENTI INVIATI ALLA COMMISSIONE

Alcune considerazioni aggiuntive, comuni ad alcune delle risposte avanzate da aziende e istituti di ricerca, sono riassumibili in questi punti: 1) Come le regole appropriate per un tipo di servizio possono essere inappropriate per altri; 2) I vantaggi di un regime di responsabilità con un sistema di preavviso e di assunzione di responsabilità, in cui non vi è alcuna responsabilità senza una reale conoscenza; 3) I modi per “rimuovere i disincentivi per le azioni volontarie [dei servizi online]”; 4) I modi per rafforzare il sistema di notifica introducendo formalità chiare; 5) La necessità che gli obblighi di trasparenza siano ragionevoli, proporzionati e basati su parametri chiari.

Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha ascoltato le audizioni delle big tech nei giorni scorsi, la consultazione Ue per stabilire le nuove regole del web è solo all’inizio. Si attendono entro l’8 settembre altri importanti feedback prima delle risposte della Commissione.

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