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Il coronavirus, l’acqua e l’Africa

Giulia Russo Walti, ricercatrice dell’Istituto per la Cultura dell’Innovazione, ha spiegato su Start Magazine che la pandemia da coronavirus sta complicando l’accesso all’acqua in molti paesi e regioni del mondo: in Africa, ma non solo.

Come scrive Russo Walti:

Le disuguaglianze nell’accesso, qualità e disponibilità dell’acqua nel mondo sono evidenti. Secondo i dati del rapporto “Leaving no one behind” stilato dall’organo di coordinamento delle Nazioni Unite sul tema idrico UN Water e dall’UNESCO nel 2019, circa 4,2 miliardi di persone nel mondo usufruiscono di servizi igienici inadeguati e 2,2 miliardi di persone non hanno accesso a fonti d’acqua migliorate. Ciò vale per i tre quarti delle popolazioni dei paesi meno sviluppati, e il gap rispetto alla copertura dei servizi idrici aumenta tra zone rurali e zone urbane.

L’acqua è una risorsa rinnovabile ma non inesauribile. Sebbene il 71% della superficie terrestre sia coperto da acqua, il 97% è salata, il rimanente 3% è acqua dolce, di cui solo l’1% è acqua accessibile per uso umano. Essa è vitale per ridurre il peso globale delle malattie e migliorare la salute, il benessere e la produttività delle popolazioni. Inoltre, è al centro dello sviluppo sostenibile ed è fondamentale per lo sviluppo socioeconomico, per la salute degli ecosistemi, oltre alla stessa sopravvivenza umana.

L’accesso universale ed equo a fonti di acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari costituisce per questo motivo il sesto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030; entro dieci anni l’obiettivo a livello locale, nazionale e globale è quello di garantire acqua potabile e condizioni igieniche minime, requisiti essenziali per la piena realizzazione di tutti i diritti della persona, incluso il diritto alla vita, e per lo svolgimento delle attività sociali ed economiche nel loro complesso. Il raggiungimento degli obiettivi nei prossimi dieci anni appare più come un’utopia.

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