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Cloud PA, che cosa farà il governo

Tutti i piani del dipartimento per la Trasformazione digitale su Cloud e non solo per le Pubbliche amministrazioni

di Chiara Rossi

Il cloud al centro di “Italia digitale 2026”, parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha definito specifici obiettivi e priorità della digitalizzazione del Paese e della Pubblica Amministrazione.

Innanzitutto, la fetta di risorse dedicata alla Transizione Digitale è pari al 27% del Pnrr. La Missione 1 del Pnrr drena 49,3 miliardi complessivi di cui 6,71 miliardi vanno alle reti ultra veloci e 6,74 miliardi alla digitalizzazione della Pa per un totale di 13,45 miliardi sotto la responsabilità del ministro dell’Innovazione Vittorio Colao che ha fissato nel Recovery Plan i primi step di attuazione da luglio.

Tra i pilastri delle strategie governative e del Pnrr figura infatti l’adozione del principio del “cloud first”, con l’obiettivo di gestire in cloud il 75% dei dati di imprese e Pa entro il 2026.

Il secondo intervento prevede di “rendere tutti i dati pubblici interoperabili, ovvero in grado di comunicare tra loro in sicurezza”. Il terzo intervento punta a “far sì che il 70% degli italiani abbia un’unica identità digitale entro il 2026”.

Il processo consentirà di razionalizzare e consolidare molti dei data center oggi distribuiti sul territorio, a partire da quelli meno efficienti e sicuri. Ad oggi il 95% dei circa 11mila data center utilizzati dagli enti pubblici italiani presenta carenze nei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza.

“L’impresa è titanica perché deve tener conto dell’esistente: un’infrastruttura, quella su cui si basano oggi i servizi della Pubblica amministrazione, frammentata in tanti sistemi informatici obsoleti, sottodimensionati, con data center spesso gestiti a livello locale”, ha sottolineato oggi Antonella Baccaro su Economia del Corriere della Sera.

Tutti i dettagli.

PER LE AMMINISTRAZIONI CENTRALI

Per le amministrazioni centrali (circa 200) vuol dire adottare uno di due modelli: migrare sul Polo Strategico Nazionale – Psn, una nuova infrastruttura dedicata cloud (completamente “privata” o “ibrida”), localizzata sul territorio nazionale e all’avanguardia in prestazioni e sicurezza, oppure migrare sul cloud “public” di uno tra gli operatori di mercato opportunamente certificati.

© Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale

E PER QUELLE LOCALI

“Per le amministrazioni locali lo schema è diverso: potranno scegliersi un fornitore di cloud da una lista predefinita. Ci saranno tre bandi diversi per i Comuni, le scuole e le autorità sanitarie. Si parte da ottobre con la compilazione della lista dei fornitori che potranno partecipare alle gare. Costo dell’intera operazione, che si concluderà nel 2° semestre 2026, un miliardo” si legge su Economia del Corriere.

© Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale

LA GARA PER IL POLO STRATEGICO NAZIONALE (PSN)

Sarà dunque il Polo strategico nazionale la nuova infrastruttura cloud all’avanguardia. Quest’ultima sarà “gestita da un fornitore tecnologico — scrive il Corriere — selezionato con una gara europea. Sarà la stessa che ospiterà la Piattaforma nazionale dei dati digitali, cioè una sorta di banca dati delle banche dati. L’operazione parte dal quarto trimestre 2021 con il lancio del bando europeo e ha un costo complessivo di 900 milioni”.

IN COMPETIZIONE LEONARDO…

Secondo molti osservatori del settore, Leonardo e Fincantieri si pongono “in pole position in quella che sarà la gara” per il Psn come ha scritto Michelangelo Colombo su Start. Ma gli addetti ai lavori si attendono novità da Tim e Google.

L’ex Finmeccanica sta investendo molto per l’implementazione di soluzioni Cloud integrate con servizi di sicurezza cyber. In quest’ottica si inserisce infatti la recente partnership stretta con Aruba, il più grande cloud provider italiano e leader nei servizi di data center, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini. Va però detto che Aruba, importante società nel panorama ICT, non può essere paragonata ai cosiddetti hyperscalers del cloud, e cioè le varie AWS, Google e Microsoft.

Senza dimenticare che a fine aprile sempre Leonardo ha siglato con Dompé Farmaceutici un accordo per la realizzazione del primo nucleo di infrastruttura nazionale di sicurezza sanitaria digitale con architettura Cloud.

“La piattaforma Cloud Computing di Leonardo, integrata nel Cloud Nazionale diventa lo strumento primario per l’ammodernamento e il rilancio del Paese per un grande programma pubblico-privato che renda l’Italia digitalmente sicura e sovrana, consenta di confederarsi nel Cloud europeo Gaia X” aveva sottolineato infatti nei giorni scorsi in audizione il numero uno di Leonardo, Alessandro Profumo.

Ma l’ex Finmeccanica – secondo le indiscrezioni di Startmag.it – ha in serbo un accordo sul cloud con il colosso statunitense Microsoft. In settimana ci dovrebbe essere l’annuncio ufficiale, secondo fonti interne a Microsoft.

… E FINCANTIERI?

Ma Leonardo non sarebbe l’unico campione nazionale interessato a vincere la gara per il cloud.

Di recente anche Fincantieri ha firmato con Amazon Web Services (Aws), la piattaforma di servizi cloud più completa e diffusa al mondo, un accordo di cooperazione per accelerare l’innovazione digitale e lo sviluppo tecnologico del Paese. Obiettivo delle due società è proprio il supporto all’attuazione del piano “Italia Digitale 2026” collaborando alla definizione di una serie di progetti comuni. Come ha sottolineato Colombo su Start, la sovranità nazionale sul cloud “a questo punto verrebbe garantita – anche verso il mondo dei dati sensibili (Difesa, Interni, Giustizia) – da un soggetto come Fincantieri e dal suo essere un soggetto pubblico con esperienza anche nel settore difesa, capace quindi di andare a sfruttare al meglio le tecnologie avanzate di un cloud service provider come AWS tenendo il tutto sotto il controllo e la giurisdizione nazionali”.

Ma altre aziende italiane si posizione su un altro fronte.

COSA STA FACENDO ALMAVIVA

Ad aprile inoltre Fincantieri, attraverso la controllata Fincantieri NexTech, e Almaviva hanno firmato un accordo di collaborazione per supportare e accelerare il processo di digitalizzazione del settore dei trasporti e della logistica.  Proprio Almaviva ha conseguito la certificazione Amazon Web Services (Aws) Managed Service Provider (Msp) Partner Program, il programma dedicato ad aiutare le aziende a fare il grande salto nel cloud.

E ARUBA?

Senza dimenticare anche Aruba, già citata per la recente partnership con Leonardo. Aruba è infatti tra le ventisette aziende europee che a metà maggio hanno presentato alla Commissione europea una roadmap per delineare le priorità tecnologiche per gli investimenti necessari a rafforzare la leadership europea nelle tecnologie cloud e edge.

Aruba ha spiegato in una nota che le società continueranno a elaborare ulteriormente questa tabella di marcia strategica “per arrivare preparati alla imminente Alliance for Industrial Data, Edge e cloud attesa per il secondo trimestre 2021, con l’obiettivo di promuovere un ecosistema cloud ed edge altamente sicuro, a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse ed interoperabile”.

PIATTAFORMA NAZIONALE DEI DATI DIGITALI

Tornando infine agli obiettivi digitali del Pnrr, si creerà una “Piattaforma Nazionale Dati” evitando al cittadino di dover fornire più volte la stessa informazione a diverse amministrazioni. La piattaforma offrirà alle amministrazioni un catalogo centrale di “connettori automatici” (le cosiddette “API” – Application Programming Interface) consultabili e accessibili tramite un servizio dedicato. In un contesto integralmente conforme alle leggi europee sulla privacy, i cittadini non dovranno più fornire le stesse informazioni a diverse amministrazioni.

L’OPERAZIONE PIÙ COMPLESSA

In vista della realizzazione della Piattaforma Nazionale Dati, “occorre prima di tutto — puntualizza il Corriere — una colossale mappatura e analisi del patrimonio informativo del paese per identificare i set di dati: ad esempio, registri fondiari, registri della popolazione anagrafiche, dataset di welfare (Inps, Inail), dati delle Camere di Commercio. Questi verranno integrati nella Piattaforma unica e messi in grado di dialogare tra loro. Per questa, che forse è l’operazione più complessa, si parte da luglio con la mappatura delle banche dati. Il costo totale è 556 milioni”.

 

(Fonte: Startmag.it)

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