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L’obiettivo dei vaccini è salvaguardare la salute pubblica

Pubblichiamo l’intervista realizzata da Giusy Caretto con Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, per il numero 12 del quadrimestrale Start Magazine – “Costruire la nuova sanità”, nell’ambito del Focus Salute e Ricerca in collaborazione con ICINN.

Prevenzione e vaccini sono le armi contro il Covid-19. La tecnologia a mRna è stata una grande scoperta, ora possiamo sviluppare gli antidoti contro il citomegalovirus, l’ebola o la malaria.

 

“Dobbiamo vaccinarci tutti, perché l’obiettivo è la salute pubblica”. Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e uno dei volti che in tutti questi mesi ha raccontato attraverso i media la pandemia da Covid-19, non ha dubbi: per uscire dall’inferno che stiamo vivendo abbiamo, al momento, solo due potenti armi, la prevenzione ed il vaccino. E il vaccino, in particolare, diventa anche una scelta etica: non lo facciamo solo per noi, ma per il bene di tutti, soprattutto degli immunodepressi. Ma possiamo fidarci dei farmaci che ci vengono inoculati? E perché non abbiamo ancora un antidoto contro il cancro? Ecco le risposte di Matteo Bassetti.

 

Professore Bassetti, prevenire è meglio che curare. Qual è il vero valore della prevenzione?
È fondamentale. La prevenzione è l’unico strumento che abbiamo per chiudere i rubinetti dei virus. Nel caso del Covid-19, solo tramite prevenzione si possono limitare i contagi e l’ospedalizzazione. Ora che abbiamo lo strumento del vaccino dobbiamo utilizzarlo, dobbiamo promuovere una vaccinazione di massa per uscirne.

I vaccini sono frutto della genialità di medici del passato, ma ancora oggi sono molto importanti. Perché?
Perché un vaccino efficace è in grado di fermare un virus, mettere fine ad una malattia. Sono numerose le malattie che sono scomparse nel tempo grazie proprio alla vaccinazione di massa.

Parla di vaccinazione di massa. Perché a vaccinarsi devono essere anche i soggetti cosiddetti meno a rischio in una malattia?
Perché solo vaccinando l’intera popolazione possiamo proteggere anche i più deboli da eventuali virus. Gli immunodepressi, per esempio, non hanno una pronta risposta immunitaria ad un eventuale contagio. E noi dobbiamo vaccinarci anche per loro, l’obiettivo è la salute pubblica.

Per combattere il Covid-19 abbiamo trovato un vaccino in pochi mesi. Solitamente per commercializzare un vaccino ci si impiega anni. Si tratta di farmaci meno affidabili?
Assolutamente no. Il problema non è il tempo. Il numero di persone che ha partecipato alla fase 3 di sperimentazione dei vaccini anti Covid-19 è di oltre 50.000 persone. Ci vogliono anni, spesso, per reclutare quel numero di volontari, mentre con una pandemia in corso questa volta non è stato difficile trovare persone disposte a partecipare alla sperimentazione. E gli studi sono stati condotti in modo rigoroso. Dobbiamo ammettere che manca il follow up a lungo termine. Abbiamo attivato la farmacovigilanza e le reazioni le vediamo sul campo, ma non possiamo dire che i vaccini sono poco sicuri. Se un ponte spesso viene costruito in 10 anni ma con sforzi e soldi, in casi eccezionali, viene realizzato in un anno, non significa che sia meno sicuro.

La nuova tecnologia ad mRna faciliterà e velocizzerà la produzione di nuovi vaccini?
Assolutamente sì, è stata una grande scoperta ed una importante intuizione. Avremo, in futuro, altri vaccini. Possiamo sviluppare gli antidoti contro il citomegalovirus, contro l’ebola o contro la malaria.

Perché ci sono malattie, come il cancro, per cui nonostante gli anni e la ricerca non c’è ancora un vaccino?

Perché nella maggior parte dei cancri non c’è un agente infettivo. Il cancro consiste in una degenerazione genetica. Fanno eccezione il cancro al fegato, per cui c’è il vaccino contro l’epatite B, e il tumore femminile per cui abbiamo il vaccino contro il papilloma virus. I vaccini possono essere costruiti solo per contrastare le malattie infettive.

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